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L'iscrizione nel centro di Tavarnelle. Autore Marco Ramerini
L'iscrizione nel centro di Tavarnelle. Autore Marco Ramerini

1788, i “Dilettanti del giuoco del pallone”: il primo “campo sportivo” di Tavarnelle

Scritto e ricercato da Marco Ramerini

Ricercando negli archivi a volte si trovano notizie curiose e inaspettate. Tra i documenti dell’archivio storico di San Casciano ho trovato un curioso documento datato 23 maggio 1788 nel quale un gruppo di cittadini di Tavarnelle (allora chiamato anche Tavernelle, ma nella stessa documentazione è riportato anche Tavarnelle come oggi), che si autodefiniscono “Dilettanti del giuoco del pallone abitanti in Tavernelle”, presentano un istanza per il Gioco del Pallone.1

I firmatari “mano propria” di questo documento sono: Giovanni Banchi, Gaetano Zobi, Luigi Chiti, Vincenzio Pistelli, Andrea Berti, Luigi Berti, Vincenzio Valecchi, Benedetto Zobi, Giovanni Zobi, Pietro Turchi, Luigi Turchi, Giovanni Chiti, Angiolo Mari, Silvio Checcucci, Francesco Canonici, Francesco Fratini, Francesco Borghetti, Gio Lorenzo Mari, Gaetano Pistelli.

Si tratta di alcuni dei membri delle famiglie più conosciute della Tavarnelle dell’epoca. Troviamo anche Vincenzio Pistelli, membro di una famiglia di orologiai, sulla quale ho fatto un’altra ricerca, Vincenzio è colui che costruì l’orologio della torre campanaria della cattedrale di Colle Val d’Elsa. I fratelli Andrea (34 anni) e Luigi Berti (29 anni), sono legnaioli. Mentre Luigi Chiti è il figlio (22 anni) del postiere Stefano Chiti (54 anni). Giovanni Chiti (32 anni) è un lavoratore del Papi. Silvio Checcucci (42 anni) è lo stradino. Colui che si firma Francesco Canonici è probabilmente colui che nel Dazzaiolo della Tassa di Macine è indicato come Francesco Calonaci (40 anni), garzone di fornaio. Francesco Borghetti (16 anni) è il nipote del calzolaio Gaetano Borghetti. Francesco Fratini (46 anni) è un altro calzolaio. Angelo Mari (42 anni) era sarto e bottegaio. Pietro (24 anni) e Luigi (22 anni) sono i figli di Giuseppe Turchi (60 anni), muratore. Pietro sarà colui che pochi anni dopo, agli inizi dell’ottocento, costruirà il campanile della Pieve di San Piero in Bossolo.2 Gaetano Zobi (53 anni) è sarto e possidente. Giovanni Zobi (24 anni) è il figlio del bottegaio Andrea Zobi (54 anni). Benedetto Zobi (22 anni, futuro padre di Antonio, famoso storico e scrittore), è il figlio del fabbro Antonio Zobi. Vincenzio Valecchi (32 anni) è il cerusico (medico) del paese. Gio Lorenzo Mari (37 anni) è bottegaio. Gaetano Pistelli, fabbro (ma in alcuni documenti viene indicato come pigionale). Giovanni Banchi (36 anni) è il nipote del possidente Banco Banchi.3

Nella petizione, che è indirizzata al Gonfaloniere e ai Rappresentanti della Comunità di Barberino val d’Elsa, si informa che è stato chiesto ad Antonio Zobi, proprietario del terreno, se fosse disposto “a barattare un pezzo di suolo nella cosidetta Via de’ Campacci” per svolgervi il “Giuoco del Pallone”. Tale area era situata nel punto in cui la Via de’ Campacci fa angolo con la via che da Tavarnelle va al Borghetto. Sia Antonio Zobi, che il proprietario confinante Giovanni Banchi, sono concordi nel concedere il terreno. Nella petizione si chiede agli organi della Comunità di “accordare alla gioventù un si onesto unico trattenimento: quale non vi è apparenza di potere in altra forma stabilire che col proposto baratto”. Nella petizione viene inoltre indicato che tale luogo potrebbe essere convertito in una piazza utile al Borgo di Tavarnelle indipendentemente dal suo utilizzo per il “Giuoco del Pallone”.

La risposta del Provveditore Carlo Sarri è immediata, infatti è datata lo stesso giorno della petizione. Il provveditore accorda il permesso di “chiudere la Strada detta de’ Campacci, riconoscendo non essere questa di alcun comodo per il pubblico” viene autorizzata la cessione del suolo della strada “dal punto che si dirama dalla Strada che da Tavarnelle va al Borghetto, fino al punto dove inbocca in quella che dal Borghetto va a Marcialla”. Viene stabilito anche che in cambio sia ceduto a favore della Comunità “tanta porzione di un campo contiguo alla medesima, e precisamente in quella parte che fa angolo con la via che da Tavarnelle va al Borghetto di proprietà del Sig. Gaetano Zobi”. Tale scambio viene fatto con “l’obbligo ai medesimi di ridurre una tal porzione di campo ad uso di piazza capace per il Giuoco del Pallone” il tutto a spese dei richiedenti senza nessuna spesa per la Comunità. La strada viene ceduta in quanto non risulta essere utilizzata e viene descritta come essere “in mezzo a due argini che l’accompagnano per tutta la sua lunghezza, appositamente fatti per difesa dei campi annessi alla medesima”.

Vediamo dove si trovava la zona dei “Campacci”. Nel documento si parla della Strada detta de’ Campacci “dal punto che si dirama dalla strada che da Tavarnelle va al Borghetto” e io credo che possa essere l’attuale Via Benedetto Naldini (dubito che potesse essere la Cassia, perché nei documenti veniva chiamata Strada Regia Romana e certamente sarebbe stata chiamata così anche in questo), “fino al punto dove inbocca in quella che dal Borghetto va a Marcialla” e penso che questa sia l’attuale Via del Mocale. Questo escluderebbe anche che potesse essere dov’era il vecchio Campo Sportivo del Borghetto che si trova dal lato opposto. Quindi il luogo del Campo del “Giuoco del Pallone” probabilmente era da qualche parte nell’area triangolare della mappa qui sotto tra l’attuale Via Benedetto Naldini, la Via del Mocale e quella che viene indicata nella mappa come “Viottola”. Forse poteva essere situato tra l’attuale Via IV Novembre e Via Garibaldi, davanti alla Misericordia, dove il terreno è pianeggiante (probabilmente nel rettangolo sotto alla scritta Fitti nella mappa).

L'area del Campo per il Giuoco del Pallone. Progetto C A S T O R E – Regione Toscana e Archivi di Stato toscani.
L’area del Campo per il Giuoco del Pallone. Progetto C A S T O R E – Regione Toscana e Archivi di Stato toscani.

Vediamo cos’era il “Giuoco del Pallone” nel settecento, questo sport non aveva niente a che vedere con l’attuale gioco del calcio, ma era un gioco completamente diverso, si tratta del gioco che veniva chiamato il Pallone col Bracciale, un gioco derivato dalla Pallacorda (antenato del tennis moderno). Questo gioco fu fino agli inizi del novecento di gran lunga il gioco più popolare in Italia e da esso è derivato l’attuale gioco del tamburello.

La Toscana era la regione dove la passione per questo sport era più radicata, infatti esiteva anche una specialità di gioco chiamata bracciale grande o toscano. Questo sport oltre ad essere uno sport di piazza praticato dalla popolazione era anche uno sport professionistico, si praticava nei cosiddetti Sferisteri e coinvolgeva giocatori professionisti, molti dei quali erano toscani. Narra, Edmondo de Amicis nel suo “Pagine allegre”, che “primeggia, benemerita dell’arte” il borgo di Poggibonsi che “al presente” ha “diciassette giocatori di professione” e che alcune famiglie mandano i figli allo sferisterio come alla scuola con lo scopo che “si facciano uno stato”, cioè un futuro, una professione.4

L'iscrizione sul giuoco del pallone nel centro di Tavarnelle. Autore Marco Ramerini
L’iscrizione sul “giuoco del pallone” nel centro di Tavarnelle. Autore Marco Ramerini

Riguardo al “Giuocare al Pallone” lungo la Via Cassia, nel centro di Tavarnelle sopravvive ancora oggi un’iscrizione, nella quale oggi si può leggere solo una parte del testo, ma che fino almeno al 2011 era integra e chiaramente leggibile. Su questa iscrizione è riportato il divieto delle autorità di poter giocare a pallone sulla Strada Maestra. Per fortuna grazie allo splendido libro di Fabio Toccafondi “Non c’era una volta il Chianti”, nel quale alla pagina 28 è pubblicata una foto dell’iscrizione si può ricostruire quanto era scritto in completo. La data dell’epigrafe è il 21 agosto 1720 e riporta “Adi 21 agosto 1720. Li spettabili sig. Otto di Guardia e Balia della Città di Firenze ad istanza dell’Ill.mo Sig. Collaterale Giovanni del Riccio ordinarono decretarsi che nessuno ardisca giuocare al’ Pallone in Tavernelle nella Strada Maestra davanti l’Osteria e case di detto collaterale alla pena dell arbitrio del Magistrato loro”. In grassetto riporto il testo ancora oggi visibile.

NOTE:

1Archivio Storico di San Casciano Val di Pesa

2Luigi Biadi “Memorie del piviere di S. Pietro in Bossolo e dei paesi …” 1848, pag. 198

3Archivio Storico di Barberino: 145 (2.4) Barberino di Val d’Elsa. Descrizione di tutte le famiglie per la formazione dei dazzaioli della Tassa di Macine dal primo Gennaio 1783 a tutto Dicembre 1789. Anno 1787

4Edmondo de Amicis “Pagine allegre di Edmondo de Amicis” pag. 335

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