Volterra è uno dei centri abitati più importanti ed antichi di Toscana, con un passato glorioso in epoca etrusca, romana e medievale. Un tesoro di incommensurabile dimensione alberga tra le mura e le vie acciottolate di questo piccolo borgo. Un’infinità di leggende, scorci, misteri e tesori, custoditi con orgoglio e passione, mai sbandierati ai quattro venti, al contrario della vicina e gettonatissima San Gimignano.
LA PORTA DELL’ARCO
Cominciamo con la Porta dell’Arco, una delle più famose al mondo, uno dei due archi etruschi in migliore stato di conservazione d’Italia (l’altro lo potrete trovare a Perugia). Una importante testimonianza di architettura etrusca. La sua origine, malgrado i numerosi rimaneggiamenti di epoca romana e poi medievale, viene fatta risalire intorno al IV secolo a.C.
Impossibile enumerare le storie che questa porta di blocchi di tufo ha visto ed ascoltato. Le pietre a Volterra potrebbero raccontare una infinità di storie. Ma non è necessario tendere troppo l’orecchio per ascoltarne una tutto sommato recente, risalente alla seconda guerra mondiale. La cittadina era sotto stretta dominazione nazista, ma con l’imminente arrivo degli Alleati da sud, i militari tedeschi avevano deciso per lo sgombero di Volterra.
Il piano di ritirata prevedeva di far saltare la Porta dell’Arco, ma come accadde anche per il Ponte Vecchio di Firenze, un così incommensurabile simbolo storico e culturale non lasciò indifferenti le milizie naziste. Il popolo di Volterra, venuto a conoscenza di questa decisione, provò a confrontarsi con i militari che, dal canto loro, non opposero ferma resistenza, per arrivare a un ripiego che accontentò tutti: la porta venne murata dai volterrani stessi, lasciandola così integra, ma non utilizzabile.
LA PORTA DI DOCCIOLA
In primo luogo e informazione non banale per i turisti, davanti alla Porta della Docciola vi è un parcheggio gratuito, appena ai piedi del centro storico. “Ai piedi” perché la porta è collegata ai monumenti principali con una scalinata di ben 251 scalini. Costruita nel 1933 su quella che doveva essere in precedenza una discesa interrotta solo ogni tanto da alcuni scalini. La Porta di Docciola è stata creata assieme alla cinta muraria del XIII secolo. Quando ci si preoccupò di inglobare nelle aree da difendere della città anche questa importante fonte d’acqua.
In realtà questa fonte d’acqua veniva sfruttata già in epoca etrusca. Come dichiarano i molti ritrovamenti di statuette votive con portatori di anfore risalenti a questa epoca. Tuttavia fu solo in epoca medievale, quando Volterra divenne città stato, che si decise di proteggerla con milizie a guardia. Poiché a quel punto rappresentava un vero e proprio punto di ingresso alla città. Una bocca esterna venne realizzata in modo che la fonte fosse fruibile anche quando la porta era chiusa e all’interno due archi ad ogiva vennero realizzati a sorreggere la copertura del lavatoio. L’acqua che di qui sgorgava andava a ricongiungersi con il vicino fiume Era (dopo lavori comandati dal podestà). Andando a creare una fitta rete di mulini e una via dell’acqua sulla quale erano presenti anche i tiratoi, dove la lana veniva messa ad asciugare dopo essere stata lavata.
IL TEATRO E L’ANFITEATRO ROMANO
La consolidata prassi storica voleva che Volterra fosse stato un importantissimo crocevia etrusco, ma che non ricoprisse la stessa rilevanza in epoca romana. Fu Enrico Fiumi il primo a confutare queste teorie. Inizialmente economo dell’Ospedale Psichiatrico con una passione ineguagliabile per l’archeologia. Alcune teorie sostenevano che poco fuori dalla città, sarebbe sorto in antichità un teatro romano, queste erano all’epoca idee completamente abbandonate che portarono in loco alla costruzione di un campo da calcio.
Mano a mano che Enrico Fiumi si inseriva nel mondo accademico (soprattutto come storico di economia medievale) prendeva in lui forma la coscienza che quelle teorie iniziali potevano essere esatte. Era tempo di riportare alla luce il glorioso passato romano di Volterra. Dopo anni di lotte Enrico Fiumi, diventato direttore del Museo Guarnacci, ottenne il permesso di condurre alcuni scavi a lato del campo da calcio, condividendo l’esperienza con alcuni ricoverati proprio dell’Ospedale Psichiatrico. I ritrovamenti (frammenti di colonne e una testa di Augusto giovane) confermavano l’esattezza di quelle teorie. Ma gli ci vollero ben dieci anni per ottenere il permesso di scavare nel campo da calcio e riportare alla luce, finalmente, il Teatro che tutt’oggi possiamo ammirare.
A dare nuovamente ragione a Enrico Fiumi è il ritrovamento del 2015: i resti di un anfiteatro per “giochi” e combattimenti di gladiatori di ampia dimensione. “Sarebbe come se in epoca romana fosse stato costruito a Volterra lo Stadio Artemio Franchi di Firenze” ha commentato Piero Puneti, direttore della rivista Archeologia Viva. “Volterra sarebbe stata (se i ritrovamenti lo confermeranno) importante quanto Pisa e Firenze in epoca romana”.