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Bonaiuto di Gianni: L’unica fonte storica che narra le vicende di un abitante di Semifonte dopo la distruzione della città

Scritto e ricercato da Marco Ramerini.

Ho preso spunto per questo articolo dopo l’interessante lettura degli atti del convegno che si svolse a Barberino nel 2002. La storia di Semifonte è diventata un mito quasi leggendario. Ma cosa successe agli abitanti di Semifonte dopo la distruzione della loro città?

Alla classe dominante della città sconfitta, Firenze riservò un trattamento di favore. Furono, infatti, esentati dal pagamento del fodro1 e gli fu anche garantito la restituzione dei loro coloni e dei loro servi. Buona parte della popolazione di Semifonte si stabilì nei centri attorno a dove era la loro città distrutta. Infatti Firenze concesse due mesi di tempo agli abitanti per trasferirsi nell’area vicino alla città. Nei termini della resa la gran parte della popolazione era vincolata a restare nell’area nei dintorni di Semifonte “in curia de Semifonti”. Alcuni probabilmente si trasferirono in centri come Poggibonsi, San Gimignano, Certaldo, Colle. Altri rimasero nella campagne circostanti. La tradizione narra che con le pietre di Semifonte furono costruite le mura di Barberino Val d’Elsa.

Ma non mancarono lunghi peregrinari in giro per il mondo da parte degli abitanti di Semifonte, questo accadde particolarmente ai soldati e ai combattenti. L’unica fonte storica giunta fino a noi che narra le vicende di un abitante di Semifonte dopo la distruzione della città riguarda proprio un personaggio che dopo la fine della sua città fu costretto ad emigrare lontano.2 Il suo nome era Bonaiuto di Gianni.

La sua storia ci viene raccontata grazie ad una deposizione fatta, su interrogatorio da parte del podestà di San Gimignano, proprio dallo stesso Bonaiuto tornato in Val d’Elsa dopo il suo peregrinare in giro per il mondo. Il documento fa parte dei documenti relativi al 1224, ma è senza data.3 Nell’interessante saggio di Paolo Pirillo, che cito nelle note, sono riportate alcune parti della deposizione in latino di Bonaiuto “Bonaiutus quondam Ianni de Nebbiola” e anche di quella dello zio della moglie di Bonaiuto, “Ubertus de Cassciano”.

Forse sono riuscito ad individuare il luogo da dove proveniva Bonaiuto di Gianni. Infatti nella sua deposizione si cita che è “natus in loco dicto Nebbiola” poi si aggiunge che “qui locus est prope hospitale Calzaiole prope Pesam” per cui il suo luogo natale era chiamato Nebbiola ed era situato nei pressi del fiume Pesa nei dintorni del Calzaiolo. Sulla mappa del Granducato di Toscana del 1820 ho trovato il podere di Nebbiajola che è situato poco a nord del Calzaiolo. Con grande probabilità è proprio questo podere il luogo natale di Bonaiuto di Gianni.

Il podere Nebbjola come riportato nella Mappa del nuovo catasto del Granducato di Toscana, 1820-1830. Progetto C A S T O R E - Regione Toscana e Archivi di Stato toscani.
Il podere Nebbjaola come riportato nella Mappa del nuovo catasto del Granducato di Toscana, 1820-1830. Progetto C A S T O R E – Regione Toscana e Archivi di Stato toscani.

Questo può anche farci capire l’attrazione esercitata da questo nuovo centro sulle popolazioni dei dintorni. Il luogo natale di Bonaiuto di Gianni in linea d’aria si trova a circa 12 km da Semifonte, ma per le strade attuali sono circa 20 km. Per contro Firenze si trova a circa 15 km in linea d’aria, e per le strade attuali sono circa 24 km dal luogo natale di Bonaiuto di Gianni. Quindi Bonaiuto era nato in un luogo equidistante tra le due città, ma nel suo caso l’attrazione per Semifonte era stata maggiore di quella esercitata da Firenze.

Vediamo adesso i pochi fatti della sua vita che egli stesso ci racconta nella sua deposizione.

Da quanto emerge dal documento, Bonaiuto di Gianni da Nebbiola viene creduto essere una spia pisana e per questo viene interrogato dal podestà di San Gimignano. Nel breve documento si scopre che emigrò in tenera età a Semifonte. Partecipò alla difesa della città e fu catturato dai fiorentini. Dopo la resa rimase per qualche tempo nei dintorni di Semifonte, servendo come scudiero di un certo Mainetto di Castelvecchio. Poi decise di partire per la Sicilia e successivamente si recò anche “ultra mare”, probabilmente ciò significa che partecipò ad una crociata. La crociata a cui partecipò Bonaiuto è quasi sicuramente la quinta crociata che si svolse tra il 1217 e il 1221. Questa crociata portò le truppe cristiane in Egitto dove conquistarono la città portuale di Damietta. Questa è anche la crociata a cui partecipò San Francesco d’Assisi, che tentò invano di convertire al cristianesimo il sultano. Per dissidi interni tra i cristiani la crociata si concluse con un fallimento e il ritiro delle truppe dall’Egitto. Bonaiuto rimase per circa 7 anni in giro a guerreggiare poi decise di far ritorno a Semifonte.

Qui riallacciò i rapporti con altri reduci della città, tra questi Umberto da Casciano, con il quale doveva essere in ottimi rapporti, tanto che Umberto gli concesse la nipote come sposa. La sposa portò in dote terre e casa a Castelvecchio. All’epoca della deposizione erano 4 mesi che si era sposato. Queste sono le informazioni che si possono ricavare dal documento in questione.

IL DOCUMENTO IN LATINO

Il testo in latino dalla deposizione di Bonaiuto di Gianni:

“..set dicit quod ipse, cum parvus erat, exivit de dicta villa et ivit Semifonte et ibi stetit et allevavit se et ivit in guerra que erat cum Florentinis et captus fuit a Florentinis pro Semifontense et nec postea non habuit nec habet in dicta villa vel suis confinibus domum neque terras. Et postea ivit Ciciliam et ultra mare et movit de curia Semifontis et pro semifontese ivit et se semifontensem retinet et credit quod stetit extra Tusciam, videlicet in Cicilia et ultra mare, bene per VII annos et reversus est non sunt ultra IIII meses ut credit […] Et advenit ad curiam Semifontis, set dicit quod nunc parum stetit post revisionem, quod Ubertus de Casciano, curie Simifontis, dedit huic in uxorem quandam suam nepotem de Castro Vetero, cum domo et terris. Interrogatus quantum temporis est quod accepit dictam uxorem, respondit quod sunt IIII menses et non plus, ut credit, set aliter non habet neque habuit unquam in Castro Veteri vel eius curia, set quandocumque stetit pro scutifero cum domino Mainetto nec, ut dictum est, pro uxore aluit. Item, interrogatus si est cittadinus pisane civitatis respondit: non; et de fratre nescit quia non habet aliquid cum eo”4

Il testo in latino della deposizione di Umberto da Casciano:

“Ubertus de Casciano, interrogatus dixit quod ipse vidit dictum Bonaiutum stare et morari in Simifonti ante guerram et in guerra et post guerram et audivit quod captus fuit, in ea guerra, a Florentinis et post destructionem ivit circumquaque sicut multi alii et quandoque stabit ibi et veniebat et quandoque stabat pro scutifero domini Mainetti de Castelvecchio et stetit et ivit ultra mare et in Ciciliam. Interrogatus ubi natus fuit, dicit quod in loco dicto Nebiola, ut audivit, quod prope Casscianum et Pesam set non habet ibi aliquid quod ispe sciat neque ibi morari, set nec cum reversus est hic dedit ei in uxorem quandam suam nepotem que est de Castro Veteri et hec fuit infra proximum mensis decembris preteriti et reversus est et venit ad domum suprascripti ad Casscianum, in curia de Simifonti, et habet ex ea uxore domum et terras apud Castrum Vetus”5

Scritto e ricercato da Marco Ramerini.

NOTE:

1Nel Medioevo, il fodro era il diritto dei pubblici ufficiali e del sovrano in viaggio, di esigere dalle popolazioni foraggio e biada per i cavalli. Successivamente diventò un diritto rivendicato dai signori locali.

2In questo interessante articolo viene riportato il testo in latino del documento: Paolo Pirillo “Semifonte: Nascita e morte di un centro fondato” in: “Semifonte in Val d’Elsa e i centri di nuova fondazione dell’Italia medievale” 2004, pag. 269-271

3Comune San Gimignano, 2, c. 17v

4Il testo in latino è tratto da Paolo Pirillo “Semifonte: Nascita e morte di un centro fondato” in: “Semifonte in Val d’Elsa e i centri di nuova fondazione dell’Italia medievale” 2004, pag. 269-271

5Il testo in latino è tratto da Paolo Pirillo “Semifonte: Nascita e morte di un centro fondato” in: “Semifonte in Val d’Elsa e i centri di nuova fondazione dell’Italia medievale” 2004, pag. 269-271

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BONAIUTO DI GIANNI: L’unica fonte storica che narra le vicende di un abitante di Semifonte dopo la distruzione della città